PILLOLA DI STORIA SULLA FIERA DEL MEDITERRANEO

Vi racconto la storia di questa superficie, che all’inizio del Novecento era formata da una vasta spianata, brulla e desolata, che veniva chiamata “Piano del Campo”, per le numerose esercitazioni militari che le truppe vi effettuavano. Poi si pensò di intestare il Piano alla figura del generale Antonino Cascino, medaglia d’oro al valore militare della Grande Guerra.

Nel dopoguerra cinque amici diedero una spinta all’economia siciliana con una fiera internazionale. Erano gli industriali Vincenzo Ajovalasit, Emanuele Majolino, Gioacchino D’Anna e Antonino Caronia, ai quali si aggiunse il giornalista Gianni Morici. Il gruppo si recò dal notaio Giuseppe Angilella e fondò “L’Ente Fiera del Mediterraneo” in piazza Cascino.

Correva l’8 ottobre 1946 quando i palermitani gridarono al miracolo. Partiva la prima edizione della Fiera, solennemente inaugurata da Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica, e da Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio.

All’interno dello spazio fieristico si vedevano visi sorridenti e tanta gentilezza. Caratteristica della Fiera erano gli ampi padiglioni, ben 19, e gli spazi alberati che creavano una suggestiva atmosfera.
La pubblicità diceva: “Il miglior punto d’incontro annuale dei mercati continentali con quelli dei Paesi Mediterranei”.

Essendo una manifestazione a carattere vario, era possibile trovare diverse esposizioni. Si puntò molto su attrezzi agricoli e prodotti locali. Il principale obiettivo era quello di internazionalizzare il più possibile l’economia siciliana.

Gli organizzatori crearono anche una sezione culturale con un annullo speciale e una cartolina ufficiale che subito entrò nel canale collezionistico. Alcuni diplomi rilasciati agli espositori vennero creati dal pittore Alfonso Amorelli.

Quell’anno arrivava a Palermo il card. Ernesto Ruffini, una delle maggiori e più complesse figure del cattolicesimo italiano del Novecento. Il nuovo arcivescovo partecipò all’inaugurazione dell’8 ottobre e negli anni seguenti non fece mai mancare la sua benedizione. Quando Ruffini giunse a Palermo si trovò di fronte ad una città sventrata dalla guerra e con migliaia di senza tetto e di poveri che giornalmente bussavano alla sua porta per un tozzo di pane. Lui, che ha sempre vissuto tra studi e responsabilità accademiche, si venne a trovare improvvisamente a reggere un’Arcidiocesi dove, aprendo la finestra della stanza da letto, vedeva soltanto detriti e gente con fame da lupi.

Ma torniamo all’ Ente Fiera del Mediterraneo. Il primo novembre 1946 veniva nominato Alto Commissario per la Sicilia Giovanni Selvaggi (repubblicano), che diede tutto il suo appoggio. La “cittadella” autonoma che in pochi anni diventò un “gioiello”.

Negli anni 2000 iniziò l’agonia. Si sono alternati diversi commissari straordinari che non sono riusciti a sanare il buco di quasi 20 milioni di euro. Così, la Regione siciliana decise di staccare la “spina”. Il resto è storia di oggi più che conosciuta.

Vincenzo Prestigiacomo – post di Facebook

 

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